Amnesty rettifica ma non si pente

27/07/2010
Dopo aver assunto con acritica cecità e contribuito a propagandare la menzogna galattica da cui poi ha preso le distanze, l’associazione,  da sempre scrupolosissima nelle indagini e nella documentazione delle sue sacrosante denunce, non ha però avuto il coraggio di scusarsene.

D’altra parte, in questo caso, colpiti dai dati infamanti (che alimentano la misandria) sono gli uomini.  E bisogna riconoscere che è imbarazzante scusarsi di qualcosa di fronte ad essi.

Quella forza che trascinò Amnesty nell’errore è la stessa che tuttora le impedisce di chiedere scusa apertis verbis.

La natura e l’origine di quella forza ci sono ben note.

RDV
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Amnesty International ammette che la violenza domestica non è la prima causa di morte per le donne: comunicato di Amnesty International

(http://asiapacific.amnesty.org/library/index/engACT770012004)

ERRATA CORRIGE

La campagna globale di Amnesty International contro la violenza sulle donne ha fatto uso dell’affermazione, attribuita al Consiglio Europeo, secondo cui:

“la violenza domestica è la prima causa di morte e disabilità per le donne fra i 16 ed i 44 anni e causa più morti e malattie del cancro e degli incidenti stradali”. Questa affermazione non corrisponde ai dati cui si riferisce.

Viene quindi cancellata dal materiale di A.I., per venire rimpiazzata dalla frase seguente:

“Secondo uno studio del 1994 basato su dati di una proiezione della Banca Mondiale, fra le 10 cause e fattori di rischio considerati per la morte e la disabilità di donne fra i 15 ed i 44 anni, lo stupro e la violenza domestica erano cause maggiori del cancro, incidenti di veicoli a motore, guerre e malaria.” [Lori L. Heise, Jacqueline Pitanguy e Adrienne Germain, 1994, Violence against Women: The Hidden Health Burden (World Bank Discussion Paper 255), World Bank].

La frase usata da A. I. è dovuta al Consiglio Europeo, raccomandazione 1582 del 27/9/2002  che a sua volta è senza referenza.  Questa frase e varianti simili sono state usate da vari gruppi nel mondo: organizzazioni femministe, organizzazioni di salute pubblica, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.  È stata variamente attribuita alla Banca Mondiale, all’Organizzazione Mondiale per la Sanità, da A.I., e dal Consiglio Europeo.

La fonte originale di questa affermazione sbagliata è: Lori L. Heise, Jacqueline Pitanguy e Adrienne Germani.

Amnesty International  5 Marzo 2004


Incrinature

23/07/2010

Lettera inviata al Corriere delle Alpi (quotidiano di Trento & Belluno).  Significativo è il fatto che sia stata pubblicata e ciò su un giornale del Gruppo Espresso-Repubblica.  Forse il tabù non è più così granitico come un tempo. Forse.

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Corriere delle Alpi – 23/7/10

Disparità tra donna e uomo

La vicenda della paternità di C. Ronaldo ha dato adito a molti commenti negativi. La leggerezza e l’irresponsabilità, prima, e il modo con cui ha cercato poi di togliersi dagli impicci inducono a condividere la condanna del suo operato. Con quelle scelte ha cercato di limitare i vincoli derivanti da un incontro che intendeva (ma solo lui?) ludico e fuggevole, provando con ciò che,  se avesse potuto, avrebbe rifiutato il riconoscimento del neonato. Diritto che non aveva: la paternità non può essere rifiutata.

Ma confrontando l’assenza di opzioni da parte sua con quelle praticabili dalla partner, risalta un’asimmetria che ci sfugge sempre.

Infatti la donna può rifiutare la maternità con l’aborto e in certi paesi, come da noi, anche con lo storico istituto del parto anonimo. Due strade con le quali la donna ha la possibilità di rimediare alle leggerezze (sue e/o del partner) e di eludere le conseguenze dei suoi gesti. Se invece vuole tenersi il figlio all’insaputa del padre, non ha bisogno né di chiedere né di pagare. Una possibilità di scelta a posteriori,  una grande libertà che gli uomini non hanno.

Il cattivo giudizio su C. Ronaldo deriva appunto dalla nostra incapacità di confrontare la libertà dell’una con l’assenza di scelte dell’altro e così lo condanniamo per aver tentato di fare – in modo maldestro – quel che ogni donna ha il diritto di fare.

Vista da un altro pianeta, non sarebbe possibile trovare spiegazione ad una simile disimmetria sulla decisione più importante della vita, la sola irreversibile.  Questo squilibrio di potere vige in tutto l’Occidente e a tutti noi sembra cosa naturale, inevitabile e persino giusta. Oggi però questa opinione non è più universale.

RDV