Rubo dai commenti di UominiBeta questo intervento definitivo di A. Ermini.
Credo che ormai, anche per i più scettici, sia chiaro il quadro di guerra culturale totale prima, e poi politica e legislativa, in cui siamo totalmente immersi.
Né, sui temi antropologici, sono possibili o auspicabili mediazioni di sorta. Primo, perché sono intrinsecamente impossibili: o si crede alla teoria del Gender, o non ci si crede. O si crede che maschio e femmina e padre e madre fondino il loro esser tali sulla biologia dei corpi (pur con tutte le variazioni sul tema dovuti all’innesto della cultura), oppure che il corpo sia solo un “accidente” casuale e che la psiche ne sia del tutto scissa (questo è il Gender).
Rinunciare ad esprimere e a far valere in ogni sede il valore e l’importanza della differenza sessuale (il che non implica differenze di fronte alla legge) , significa solo un cedimento mortale ai sostenitori della tesi opposta. Un cedimento sul piano simbolico porta inevitabilmente a cedimenti clamorosi anche su quelli legislativi.
Secondo, perché quantunque i genderisti non osino ancora esplicitare fino in fondo il loro pensiero per motivi di opportunismo, è del tutto evidente che non si fermeranno mai e poi mai. Ogni vittoria sarà la piattaforma per una battaglia ulteriore, avendone creato le premesse.
Centrale strategica del disegno (che Cesare, a buon diritto per un credente, definisce satanico, ma che è disegno perverso anche agli occhi di un non credente che non abbia ancora rinunciato a quella forma alta di ragione espressa ad esempio da Aristotele, non parziale e non puramente calcolante,) è l’ONU con tutte le sue agenzie egemonizzate dal femminismo.
Sotto la balla della parità e della nuova religione dei “diritti umani e sessuali”, Onu e compagnia vogliono contrabbandare l’omologazione universale degli individui, che in tal modo (diventati senza storia, senza identità e persino senza corpo, e non è un paradosso se il corpo nulla conta se non come mezzo di piacere) sono perfettamente e integralmente manipolabili e influenzabili. Da chi?
Sarebbe limitativo dire dal femminismo, perché esso in realtà è niente di più né di meno che la longa manus dei poteri finanziari internazionali che governano il mondo a spregio di ogni principio democratico; anche nei paesi “formalmente” democratici. L’appoggio esplicito delle multinazionali al gender, ai matrimoni gay etc, etc. ne è la prova provata. E non è solo per interesse economico di breve periodo (leggasi target di mercato).
L’interesse economico c’è, naturalmente, ma proiettato nel lungo periodo e mediato necessariamente da un passaggio culturale “rivoluzionario”. Tale sarà quello per il quale la vita stessa, dal suo concepimento alla sua fine, sarà del tutto entrata entro il dominio del capitale, o per dirla in altre parole sarà diventata una espressione particolare della forma merce astratta. Forma particolare ma fondamentale e definitiva perché oltre ad essa non ci sarà più nulla da conquistare e la colonizzaione del mondo compiuta.
Quando l’opinione pubblica si sarà abituata a considerare tutto ciò come un fatto normale, o di cui magare anche discutere amabilmente , ma solo perché pone “problemi e sfide etiche inedite”, e comunque dopo aver risolto i problemi economico/salariali, il gioco sarà fatto, e il Capitale avrà vinto.
E il bello è che avrà vinto per aver arruolato fra le propie file gli ex nemici mortali i quali, poveri illusi stupidi o in malafede e non so cosa sia peggio, credono di essere gli alfieri della liberazione dell’umanità dai dogmi oscurantisti dei reazionari di varia specie.
La strategia comunicativa per far passare queste concezioni del gender fu chiaramente delineata nel 2002 da Paul E. Rondeau in un articolo (Selling Homosexuality to America) scritto per una rivista di studi giuridici (Regent University Law Review. Virginia 2002) .
Si fonda su tre fasi precise:
a) Desensibilizzazione, ossia inondazione della società di messaggi e modelli gender fino a renderli “noiosi”. L’opinione pubblica si abituerà a considerarli normali senza rendersi conto del cambiamento.
b) Bloccaggio. Censura preventiva di ogni obiezione da classificare come discriminatoria, oscurantista, bigotta e così via. Scrive Rondeau.
c) Conversione. La maggior parte della popolazione finirà per accettare l’ideologia gender e le sue ricadute pratiche e di costume.
E voilà, il gioco è fatto.
Sono fermamente convinto che in questa guerra culturale mondiale, che dal punto di vista psichico è incommensurabilmente più mortale di tutte le altre, non siano più concepibili troppo sottili distinguo o pregiudizi verso nessuno da chiunque avanzati.
Sono perfettamente consapevole delle differenze di back ground culturale e politico, delle diverse concezioni del mondo che esistono. Ma se l’obbiettivo primario, ORA , è di fermare quella deriva, per me, marxisti o liberali, musulmani o buddisti o cattolici, credento o atei, sostenitori della proprietà privata o collettivisti, Ubeta o Momas o chi volete, non fa differenza a patto di essere d’accordo su poche fondamentali faccende. Il resto lo si vedrà poi, se un poi continuerà ad esistere.
A. Ermini su Uominibeta.org
PS. Date una lettura al documento della sezione europea dell’OMS sull’educazione sessuale a scuola. E’ estremamente significativo in tutti i sensi.
Dalle concezioni che sottende, alla strategia comunicativa che dissimula tutt’altro sotto alcune belle e condivisibili espressioni di rispetto per le culture e la diversità.
E attenzione alle ricadute pratiche, come in Svizzera, dove è stato predisposto un kit con tanto di peni finti e vagine destinato ad essere usato dai bambini a scuola.
A me pare che alla follia non ci sia fine. Il fatto è però che non è follia ma lucido disegno. Follia sarà quella che catturerà coloro che credono di liberare in questo modo gli individui e il mondo, quando si accorgeranno a cosa hanno dato il loro entusiastico sostegno.
Dovessi rimanere solo, non sarò mai e poi mai fra costoro.