“La grande menzogna del Femminismo” di Santiago Gascó A.

30/03/2019

Esito di quasi una decina d’anni di lavoro, annunciato da tempo e atteso con grande curiosità è ora in libreria l’opera di Santiago G.A. Qui la mia rece/presentazione. Ne parleremo a lungo.

Storia maschile dell’Occidente

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La grande menzogna del Femminismo
di Santiago Gascó Altaba

La grande menzogna del Femminismo di Santiago Gascó Altaba (Ed. Persiani, Bologna) in libreria in questi giorni, è uno di quei saggi che si presentano al primo sguardo come opere di vasta portata capaci di aprirci ad una nuova visione delle cose. Libri i cui titoli non ingannano ma connotano bene il loro contenuto.

Si apre davanti a noi un’opera ponderosa e dalla grande ambizione, che mira alla decostruzione radicale del racconto femminista, oggi sovrano nell’universo conoscitivo, mentale e morale. Smascheramento operato attraverso una estesissima ricognizione della storia letta, finalmente, dalla prospettiva maschile.

L’autore parte infatti da un presupposto incontrovertibile: la storia a noi nota è, ad oggi, divisa in due versioni. Quella studiata e raccontata in una prospettiva universalistica dalla storiografia ufficiale, da una parte, quella prodotta dal femminismo, dall’altra.

Quest’ultima è stata creata con uno scopo preciso: essere lo strumento basilare della lotta femminista contro gli uomini. La prospettiva sessuata ne è il tratto essenziale, la sola ragion d’essere. Narrazione che sì è prima affiancata alla storia ufficiale, poi vi si è sovrapposta per diventare ormai il solo racconto ammesso in quanto l’unico moralmente legittimo.

Viceversa, la storia degli uomini, dal punto di vista maschile, ha iniziato ad essere delineata solo in tempi recenti. Prima d’ora gli uomini non hanno mai pensato di dover scrivere una storia su se stessi e a propria autodifesa. Lo fanno da poco tempo e in forma erratica. In questo contesto il lavoro di Gascó è quello più vasto, più approfondito ed impegnativo sin qui prodotto. Non esistono al mondo opere paragonabili.

L’autore ripercorre vasti tratti della storia dell’Occidente (e oltre) analizzandola sotto una molteplicità di aspetti, svelandone un numero impressionante di ignoti, insospettati, misconosciuti o conosciuti in modo parziale, perché trascurati come irrilevanti dalla storiografia classica o non ancora indagati dal movimento maschile internazionale.

Nella redazione di questa contro-narrazione ha privilegiato alcuni filoni di ricerca inseguendoli nel tempo: storia del lavoro e della guerra, della scuola e dell’istruzione, dei delitti e delle pene, della politica e della medicina, della cultura e dell’arte, delle forme religiose e delle tradizioni, in ogni caso e ovunque estraendovi verità occulte, ignorate, negate; qualche volta sospettate, ma spesso impensabili e sorprendenti. Ne esce un quadro che lascia interdetti, un resoconto che desta stupore.

Ci troviamo di fronte ad un testo che demolisce, pagina dopo pagina, quel racconto unilaterale e parziale, deformante e manipolatorio, truffaldino e fraudolento che porta il nome di Grande Narrazione Femminista. Sorprendente lettura che apre gli uomini ad una nuova visione di se stessi e del mondo.

Un’opera di storiografia sociologica che fornisce una mole impressionante di dati. Vi si rinvengono non meno di cinquemila quotation, riportate da dichiarazioni e testimonianze, da leggi e sentenze, da codici e trattati, da documenti e atti, da opere di pensatori e scrittori di ogni estrazione e orientamento, intercettati nel corso dei secoli. Superfluo poi registrare la quantità di dati e di riscontri, di ricerche e di statistiche di ogni tipo e genere che innervano questo eccezionale lavoro.

Certo, quest’opera ha un suo contesto. Santiago Gascó è pienamente inserito da tempo nel dialogo inframaschile italiano ed europeo della cui riflessione e delle cui acquisizioni in ambito storico, sociologico e filosofico è pienamente edotto. Se ne trovano qui riverberi evidenti.

Ora, se crediamo di aver tra le mani un’opera senza precedenti, destinata a catturarci per settimane, a lasciare il segno di un’avventura sorprendente, non sbagliamo. Se immaginiamo di trovarci davanti ad una miniera da cui estrarre sine die dati e numeri, aneddoti e racconti, testimonianze e statistiche, non resteremo delusi.

Una pietra miliare.

R. Della Vecchia – Marzo 2019
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Santiago Gascó Altaba La grande menzogna del Femminismo
Ed. Persiani, Bologna, 2019, 1° volume, p. 612, € 19,90 ISBN 8885804993

Disponibile da aprile 2019 – (2° volume in corso di stampa).

Persiani Editore

Libreria Universitaria


Più galera! …per gli altri.

11/03/2019

Destra & Femminismo: “Galera! …più galera per gli uomini!”

 

La Destra ha da sempre la severità delle pene come suo obiettivo caratterizzante (insieme ad altri, ovviamente). Ciò è vero – pur se in misura diversa – sia per la Dx moderata che per quella estrema.

L’opposizione alla legge Gozzini, a tutte le forme di riduzione, trasformazione, surrogazione delle pene, agli indulti, alle amnistie  è – a Dx – generalizzata. La richiesta di arresti immediati, di carcere preventivo (prima del processo) e di aggravamento delle pene è ciclica, prendendo occasione da periodici eclatanti fatti di cronaca.

Le garanzie per gli accusati/imputati e le attenuanti sono sostenute solo dalla Dx Liberale, mentre vanno limitati e ridotti per quella Conservatrice ed eliminati per quella Reazionaria.  I sostenitori dell’ergastolo e della pena di morte appartengono quasi totalmente a quell’orientamento ideal-politico. Nella polemica contro la Sinistra, l’accusa di lassismo, di indulgenza e di condiscendenza con i rei è sistematica. Talvolta si spinge sino a dichiarare che detta Sinistra sta dalla parte dei criminali contro gli onesti cittadini. “Che marciscano in galera!” “Che si buttino via le chiavi…!”  “La pena di morte, ci vorrebbe…!” “Bisogna castrarli questi stupratori!” Esternazioni dei cittadini di Dx e – spesso – dei loro rappresentanti politici e culturali.

Con i dovuti distinguo per quella Liberale, questa è la posizione della Destra riguardo alle pene e ai diritti degli accusati.

Poiché nessuno amerebbe venir rinchiuso senza processo, né venir condannato all’ergastolo o alla pena di morte, né venir castrato, anche se colpevole, se ne deve ricavare la sola precondizione possibile: chi sostiene questo orientamento pensa, crede e sa che a lui non accadrà di finire tra gli accusati e i condannati. Pensa e sa che non ci finirà né da colpevole né da innocente.

Pensa e sa che accadrà agli altri. Più galera per gli altri.

Il Femminismo si pone in posizione diametralmente opposta rispetto a ciascuno di questi tratti/aspetti. Diritti, garanzie, tutele degli accusati, degli imputati, dei condannati. Riduzione, mitigazione, trasformazione,  umanizzazione delle pene. Rieducazione e reintegrazione del reo. No alla pena di morte, no all’ergastolo e no persino alla castrazione (meccanica o chimica). Comprensione per il reo, inteso in sostanza come vittima di un sistema che lo ha indotto a quel comportamento antisociale. Più da commiserare che da condannare moralmente, perciò da punire nel minor grado possibile. Questo il Femminismo ideal-filosofico.

Senonché, quanto si tratta di delitti (gravi o leggeri, veri o presunti) commessi contro le femmine, la posizione si rovescia e diventa indistinguibile da quella della Destra reazionaria. Il Femminismo reale.

Quando un arrestato per violenza antifemminile (sessuale o meno) viene scarcerato per scadenza dei termini (cautelari) si scatena la campagna mediatica che grida allo scandalo sotto i titoli “Stupratore liberato!” “Il mostro è già fuori!” Dovrebbe invece restare in prigione da subito, senza processo.

Quando ad un condannato vengono applicate delle attenuanti (valutazione completa), o non vengono inflitte delle aggravanti (alcool autoassunto) o queste vengono riformate (tempesta emotiva) o, peggio, all’accusa non segue la condanna (jeans), anche se le sentenze sono emesse da giudici femmina  (troppo mascolina) i media urlano alla “Sentenza choc!”in quanto vengono violati i seguenti principi:

1- ogni accusato deve subito andare in carcere e restarci  2- deve essere condannato 3-la pena deve essere  massima 4-non devono esserci espiazioni diverse dalla gabbia.

Ogni accusa, imputazione, sentenza,  condanna e pena che non prevedano questo, stanno a significare che il maschio è impunito, che ha libertà di stupro, di omicidio, di violenza sistematica.

Il Femminismo però non vuole la pena di morte, né l’ergastolo, né le espiazioni disumanizzanti, né la castrazione. (Perché il Femminismo è buono, è umano, è compassionevole: si sa. Quelle son cose che pretendono solamente le mie allieve, del resto brave ragazze). Il Femminismo vuole solo “giustizia”,esige solo che si applichino le 4 regole sopracitate. Vuole galera immediata, certa, massima per tutti i denunciati.

Vuole più galera per gli altri.  Più galera per i maschi.

Gli altri, visti da Destra sono maschi delle classi basse.

Visti dal Femminismo sono quelli dell’altro sesso.

Più galera per gli altri. Più galera per gli uomini.

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E la Sinistra? Ne parleremo. Ne parleremo male.