…per migliorare il mondo (o per peggiorarlo)
Verità e menzogne per il bene per il male
Tutti coloro che sono stati e sono ai vertici della piramide sociale o ai livelli medio-alti, i privilegiati e i benestanti, i dominanti, hanno giustificato la loro posizione anche (pur se non solamente) rimandandone l’origine o la motivazione nella Natura. A questa imputavano diseguaglianze, ingiustizie, dominii, gerarchie.
Aristocrazie di ogni epoca, borghesia ottocentesca e successiva, razze e etnie dominanti si sono sempre fatte scudo della Natura per chiudere la bocca ad agitatori sociali, contestatori, riformatori, utopisti, rivoluzionari, anticolonialisti, antirazzisti etc. (e per tacitare la propria coscienza).
Questi invece, avendo finalità opposte, della Natura hanno negato l’esistenza o l’hanno sostenuta ma giurando che essa non giustifica le diseguaglianze, derivanti invece da processi storico-sociali che in realtà deformano e tradiscono la vera naturale uguaglianza degli umani. Ingiustizie e gerarchie dunque non in ordine con essa, ma letteralmente contronatura.
Lo stesso dicasi per le pulsioni individuali verso comportamenti antisociali, originate (se non tutte, quasi) da cause sociali. “Gli esseri umani sono buoni, è la società a renderli cattivi”.
E’ una contraddizione stridente negare la Natura (e la natura umana) e al tempo stesso sostenere che esiste ma che è buona, non cattiva. Questa contraddizione però non ha portato né danni né imbarazzi ai progressisti del mondo, giacché nei conflitti ideal-politici coerenza e logica sono irrilevanti e le contraddizioni, quando non siano addirittura indispensabili, ben raramente sono dannose.
Primi furono gli illuministi per i quali con l’istruzione e l’educazione l’umanità avrebbe marciato verso “sorti magnifiche e progressive” stante “l’infinita perfettibilità umana”. Dopo di loro vennero i democratici dell’Ottocento, i primi antirazzisti, i socialisti, i marxisti-comunisti . Insieme, o poco dopo, gli anticolonialisti e le femministe.
Tutti a negare che la Natura abbia a che vedere con l’ordinamento sociale e – men che mai – che lo possa giustificare (la c.d. “fallacia naturalistica”). Procedimento che ha dato qualche risultato.
Contadini, lavoratori manuali e sottoproletari non sono più considerati esseri inferiori. Il razzismo esiste ancora, ma non riesce più a giustificarsi chiamando in causa un’inferiorità naturale, né verso gli orientali né verso gli africani. Gli stessi delinquenti, pur venendo perseguiti, non sono per questo considerati dei subumani, come invece fu per secoli. Rei sì, ma non “inferiori”. Non si esprimono più giudizi “ontologici” di inferiorità su nessuna di quelle categorie. Un certo progresso dunque c’è stato e su questo, negare la Natura ha aiutato. Ma c’è un fondamento: quelle asserite “differenze naturali” non esistono. Scientificamente. Non ci sono. Punto.
Diseguaglianze, ingiustizie, esclusioni, discriminazioni, gerarchie di classi e di popoli continuano tuttavia a persistere. Chi le combatte continua a sostenere che esse sono fondamentalmente contronatura, come se la Natura fosse egalitaria e gli umani fossero buoni. Il che è falso.
Mentre è certo che tutti gli uomini appartengono alla stessa specie – DNA dixit – è invece falso che la Natura sia egalitaria e solidaristica. E’ bellissima ma spietata. In essa vige davvero la legge del più forte/fortunato: chi ce la fa si salva, chi non ce la fa muore. La legge della giungla. Appunto.
Se non vogliamo diseguaglianze, preclusioni, sfruttamenti etc. ciò è per una scelta morale, perché esercitiamo una opzione, non perché la Natura sia a ciò conforme. Al contrario.
Malattie, vecchiaia e morte sono ben dei fatti naturali, ma non per questo gradite.
Ingiustizie, discriminazioni e gerarchie sono fatti naturali, ma noi umani, per scelta etica, abbiamo deciso che sono mali contro i quali combattere.
Chi afferma che le ingiustizie sono innaturali, che il sistema economico fondato sulla legge della giungla (capitalismo) è contronatura, mente. E persiste*. Quella della giungla è appunto la legge della Natura.
Ha un solo difetto: è spietata ovvero disumana. Naturalmente disumana.
Resta il femminismo. Anche questa ideoutopia nega la Natura …e mente. Perché bianchi, neri e gialli sono naturalmente uguali. Femmine e maschi (di qualsiasi colore) sono naturalmente diversi. Lo dice il DNA (…ma non era necessario, …si “intuiva”…). Nondimeno quella negazione – quella bugia – è stata utilissima, uno strumento indispensabile nella sua lotta contro gli UU. Un’arma vincente.
Morale? Verità e menzogna sono strumenti per cambiare il mondo. Verso il meglio o verso il peggio. O per lasciarlo come è. Non fa differenza.
Tra virgolette citazioni (non testuali) in qs. ordine: J.J. Rousseau, G. Leopardi, N. de Condorcet, G. E. Moore. La fortunata formula di Moore “fallacia naturalistica” è depistante rispetto al suo significato e va intesa come “seduzione naturalistica” perché non si tratta di un errore innocuo, ma di un’idea psicologicamente disarmante. * L’ultimo in ordine di tempo e fama è T. Piketty che ripropone la favola di cui sopra: le ingiustizie sarebbero contronatura (con applausi del popolo…).