Figli? Senso, altro che miliardi!

30/12/2019

Il denaro non feconda

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La questione demografica sale periodicamente alla cronaca. La malattia sembra incurabile e lo è.

La medicina proposta, guarda un po’, sono le “risorse”. Miliardi. Senza denaro non arrivano i figli.

Senonché, quando questo paese era ben più povero, c’erano figli a valanga. Nessuno se lo ricorda.

Perché il futuro aveva un senso. Ce l’aveva l’allevamento delle nuove generazioni. I padri avevano valore, dignità, forza e prestigio. Le femmine non si vergognavano della pancia. Non avevano i “sogni da realizzare” il “diritto alla carriera”, l’estetica da proteggere. Avevano la vita da dare. Robetta.

Adesso hanno prima di tutto se stesse. In secondo luogo se stesse. Bene.
Per fare figli vogliono “risorse”. Dobloni e sesterzi. Basta lavoro riproduttivo gratuito a favore del capitalismo  machista. Non sono più fattrici del sistema eteropatriarcale. Brave.

Ridotti a mammi di seconda classe, sotto la minaccia di vederseli sequestrare, di doverne mendicare la frequentazione, di doverne comperare l’affetto in concorrenza con la Generatrice, uno dopo l’altro i padri in potenza, gettano la spugna e lasciano i futuribili là dove sono.

E il numero dei nuovi arrivati scema. Inesorabilmente.

Giacché i dollari non hanno mai ingravidato nessuna.

Che strano…


Scuola? Prestigio, altro che soldi!

30/12/2019

Prestigio, non escrementi

 

I materialisti giurano che a determinare le sorti del mondo è il denaro.

I demagoghi sentono che la promessa di altro denaro è la prima seduzione del popolo.

Quella pestilenza del vivere civile “sa”. Come fosse la ricchezza il fondamento delle Civiltà.
Mentre è vero il contrario.

La scuola non ha bisogno di denaro. Ci fu un tempo in cui ne aveva ben meno di adesso, eppure era scuola vera.

Aveva prestigio. Lo studio era un mezzo di avanzamento sociale ed aveva un valore in se stesso. Gli insegnanti erano rispettati da famiglie e allievi, stimati anche se contestati.

Oggi la famiglia giudica sui voti, le sanzioni sono ridotte alla “nota” quasi senza effetto e ciononostante comminata con la paura di ricorsi, convocazioni in presidenza, ammutinamenti di massa. Dentro gli istituti.

Fuori, nel frattempo, la magistratura promuove i bocciati.

Il prestigio, l’autorevolezza, il potere sanzionatorio e persino quello valutativo sono finiti in pezzi. Questa malattia andrebbe curata con i dobloni, secondo materialisti e demagoghi.

La scuola non ha bisogno dello “sterco del diavolo”. No.

Ha bisogno di prestigio e nessuno glielo può dare. Non certo qualche ministrucolo demagogo-materialista, che, lasciato senza i miliardi “risolutori” si dimette. Sostituito da altri quadrupedi, deiezioni del nulla, che ragliano sui media nazionalpopolari con l’applauso delle Accademie.

“Dinero, dinero! Sesterzi e dobloni!”

Andate, correte veloci…
…e non dimenticate lo sciacquone…


Eroe? Porco maschio sciovinista!

25/12/2019

Salvata con un abbraccio

SALVATA

…ma con quale diritto?

… il consenso dov’era?

… chi ti ha autorizzato, brutto porco maschilista?

Un uomo attento e coraggioso salva una ragazzina in via di suicidio sollevandola dai binari con un abbraccio.
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Eh eh… ce la stavamo bevendo nevvero?
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Versione fallocratica-fallocentrica, etero-patriarcal-misogina, altro che “eroe”.
Un altro porco-maschio-sciovinista che approfitta di una falsa debolezza per mettere le mani addosso ad una femmina.
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Un altro porco che viola il corpo femminile sotto un “nobile” pretesto. Violenza sessuale, altro che protezione…
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Un altro maschio che prevarica la volontà femminile impedendo ad una Donna di realizzare i suoi progetti, che costringe una femmina a vivere contro la sua volontà.
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Un altro sciovinista che considera le FF bisognose di aiuto e che si permette di interferire paternalisticamente sui destini femminili.
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Eroe? Un agente del paternalismo misogino – un pms – da denunciare subito con una bella richiesta di danni morali, biologici ed esistenziali.
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Certo, la sventurata non lo denuncerà, perché è vittima della cultura del disprezzzo, degli stereotipi, dei pregiudizi, del blaming-the-victim. Il solo rimedio è una legge che preveda la querela d’ufficio.
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Una Terza Difesa a protezione delle femmine prevaricate e molestate da questi porci sempre in azione, appoggiati dalla massa maschile e da qualche intellettualoide che scribacchia infamie sui blog.
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Procedere d’ufficio. Condannare e buttar via le chiavi. Unica strada per porre un freno a questi “salvataggi”.


Grazie, sig.ra Menzogna

23/12/2019

La negazione delle differenze ormonali F/M ha lo scopo di:
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– legittimare la negazione dei bisogni maschili.
– motivare la legislazione punitiva antimaschile contro il sesso a pagamento esplicito (i c.d. “puttanieri”).
– fondare il diritto delle DD all’imposizione della continenza a vita a danno dei partner.
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La negazione della disparità implica che il sesso buono, giusto e bello (il se, il quanto, il quando, il come, il dove…) è quello che va bene a lei.
Se le va bene.
Se invece non le va…
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Meno sesso per le DD? Sì, certamente!
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L’articolo linkato descrive quasi perfettamente le differenze. Per negarle, ovviamente.
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Tuttavia è così ben articolato e circostanziato che possiamo ringraziarne l’autrice.
Grazie: viene descritta molto bene la differenza quasi abissale tra la pulsione sessuale di M e quella di F.
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Tra l’armata imperiosa e gagliarda degli ormoni maschili e l’anemico, indolente drappello di quelli femminili.
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Grazie ancora.
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(Certo, per non depistare, la differenza va letta per quel che è: per gli UU il sesso è lo scopo, per le DD uno strumento).


I “carbonari” scrivono…

02/12/2019

Oltre il crinale

Lettera aperta degli “ex carbonari” ai vecchi e nuovi attivisti del Momas

Cari amici,
ad onta di tutto e benché non sia ancora emerso alla cronaca, stiamo vivendo una stagione diversa del movimento maschile italiano. I tempi della “carboneria” sono alle nostre spalle. Oggi abbiamo a disposizione nuovi strumenti, nuove capacità ed una coscienza ancora più acuta.

In particolare, sul piano della comprensione globale del conflitto tra i sessi, con l’uscita del saggio di Santiago Gascó (il secondo tomo in questi giorni) si è perfezionato in Italia il quadro dei testi di riferimento per l’intero movimento maschile (e anche per i nostri avversari…), opere che sono frutto di una presa di coscienza, di un’analisi, di una riflessione seconde a nessuna.

Sin qui la produzione del mondo anglosassone è stata spesso il riferimento privilegiato del pensiero italiano, a valere per esponenti del Momas, attivisti e simpatizzanti.

E’ vero che la letteratura in lingua inglese fu la prima ed è ancora la più vasta, ma non è più la sola e non ha più motivo di essere il riferimento prioritario. La riflessione, la ricerca e l’analisi del movimento italiano hanno ormai raggiunto estensione e profondità tali da dover riconoscere che se altri vennero prima, nessuno è andato oltre.

Anzi, sul piano dell’inquadramento storico-filosofico possiamo dire che l’elaborazione del nostro movimento è qualitativamente al top, come del resto è prevedibile, dato il profondo retroterra classico della formazione culturale italiana. La dipendenza dall’elaborazione anglosassone, d’ora in avanti, sarebbe semplice espressione di una sudditanza culturale priva di fondamento ed autolesionista.
La “fonte” andava cercata in anglosfera. Quel tempo è finito.

Altra condizione di dipendenza è quella dall’universo femminile, che si manifesta nella prontezza e nell’enfasi con cui – talvolta – vengono accolti, ripresi e citati testi, articoli e interventi sui media da parte di donne – variamente note – che si pongono in qualche misura fuori dall’ortodossia femminista. Ci può stare, certo, ma anche questo potrebbe essere sintomo di dipendenza, riflesso di una condizione di ambivalenza che deve essere superata. E’ giunta l’ora dell’emancipazione totale.

Fuori dunque dalla subordinazione culturale anglosassone e da quella psicologica del maternage. E’ tempo di scollinare, amici, liberi e felici, verso il nostro territorio. Da uomini di classifica, non da gregari.

Continuiamo con entusiasmo la nostra degna battaglia. I nostri discendenti ce ne saranno grati.

Con un saluto cordiale ed amichevole.

Sandro Desantis
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Bruno Arduino
Antonio Bertinelli
Rino Della Vecchia
Renato Dragonetti
Armando Ermini
Giacinto Lombardi
Lorenzo Raveggi
Cosimo Tomaselli


Padre nostro

02/12/2019

Francesco De Nardo è nostro!

Diffida morale al femministismo italiano

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Il padre di Erika è stato ed è un uomo vero e un vero uomo. Un padre Docg.
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Le femministe italiche sono ora incerte se celebrarne la grandezza come esempio e caso raro di quegli UU che esse davvero stimano, davvero amano o ignorarlo per non ricordare che all’origine della tragedia vi fu il raptus (termine da esse posto all’indice) di una minorenne che manipolò e usò il fidanzatino a riprova che forse neanche le innnocenti per antonomasia sono del tutto innnocenti e che financo le creature massimamente impotenti possiedono un potere invisibile sui maschi tale da indurli al delitto.
Che sia meglio glissare?
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Se intendono cedere alla tentazione di parlar bene di quel padre, sappiano che verranno tutte giudicate e condannate in contumacia. Per direttissima. Non azzardatevi…!
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Dopo aver gettato fango sugli UU e sui padri per mezzo secolo, e mentre continuano a rovesciare letame sui malnati senza utero, si guardino bene dal simulare lealtà e benevolenza e stima lodando quell’uomo, celebrando quel padre.
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Noi e solo noi abbiamo titolo per rendergli palese onore e fondato riconoscimento. Noi, malnati anuterini come lui. Voi no.
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Voi siete autorizzate a fare ciò che fate da sempre: eruttare senza fine il vostro rancore contro i porci-maschi-sciovinisti. Questo dovete fare.
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Voi non macchierete quell’uomo con i vostri subdoli riconoscimenti, con la vostra stima disonorante, con le vostre sudicie lodi.
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Non vi appartiene.  E’ nostro.