Prestigio, non escrementi
I materialisti giurano che a determinare le sorti del mondo è il denaro.
I demagoghi sentono che la promessa di altro denaro è la prima seduzione del popolo.
Quella pestilenza del vivere civile “sa”. Come fosse la ricchezza il fondamento delle Civiltà.
Mentre è vero il contrario.
La scuola non ha bisogno di denaro. Ci fu un tempo in cui ne aveva ben meno di adesso, eppure era scuola vera.
Aveva prestigio. Lo studio era un mezzo di avanzamento sociale ed aveva un valore in se stesso. Gli insegnanti erano rispettati da famiglie e allievi, stimati anche se contestati.
Oggi la famiglia giudica sui voti, le sanzioni sono ridotte alla “nota” quasi senza effetto e ciononostante comminata con la paura di ricorsi, convocazioni in presidenza, ammutinamenti di massa. Dentro gli istituti.
Fuori, nel frattempo, la magistratura promuove i bocciati.
Il prestigio, l’autorevolezza, il potere sanzionatorio e persino quello valutativo sono finiti in pezzi. Questa malattia andrebbe curata con i dobloni, secondo materialisti e demagoghi.
La scuola non ha bisogno dello “sterco del diavolo”. No.
Ha bisogno di prestigio e nessuno glielo può dare. Non certo qualche ministrucolo demagogo-materialista, che, lasciato senza i miliardi “risolutori” si dimette. Sostituito da altri quadrupedi, deiezioni del nulla, che ragliano sui media nazionalpopolari con l’applauso delle Accademie.
“Dinero, dinero! Sesterzi e dobloni!”
Sì, senza ” l’efficacia operativa ” l’autorevolezza diventa ridicola.
Grande Cesarone.
Siamo orfani di lui da 5 anni. Ma non orfani del tutto.
approvo incondizionatamente. E’ il principio paterno di autorità ad essere stato distrutto. Intendiamoci, l’autorità senza autorevolezza declina in arbitrio oppressivo, ma l’autorevolezza senza autorità, come diceva sempre l’indimenticato Cesarone, non ha i mezzi per farsi valere, e quindi viene sbeffeggiata allegramente. Il problema della nostra scuola è che ormai mancano entrambe. Che sia anche questo un effetto della femminilizzazione? (domanda retorica, naturalmente).