Dato che in Nepal…

26/02/2020

Il Male senza spazio-tempo: 2

“…ricordiamogli che in Nepal…”

Scozia: assorbenti gratis

…per abbattere un pezzetto della discriminazione di genere

…se l’Italia non è un Paese per donne per fortuna che c’è la Scozia 

… in un’epoca di diseguaglianze sociali anche le mestruazioni aumentano la distanza e gettano nella miseria… le DD infatti … possono arrivare a spendere fino ad 8 sterline al mese (circa 12 euro)

…e se i maschi hanno qualcosa da obiettare, “…ricordiamogli che in Nepal fino a pochissimo tempo fa c’era la pratica millenaria del chhaupadi, la reclusione delle DD mestruate in capanne isolate, in cui non potevano mangiare e bere, ma potevano essere  morse dai serpenti

…ti stavi dimenticando del Nepal, confessalo…


Sulle orme del padre. Nuova edizione

21/02/2020

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Nuova edizione di un saggio di riferimento del Momas

E’ uscita in questi giorni la nuova edizione, riveduta, del saggio di Antonio Bertinelli, Sulle orme del Padre

In distribuzione su tutti i canali, anche in versione e-book.

Di cosa si tratta?

…di pagine irrinunciabili per chi voglia ripercorrere – o apprendere ex novo –  l’evoluzione del ruolo del padre in Italia a partire dagli anni 60, la crisi del suo valore sociale e del suo prestigio. Riferimenti mitologici e storici ne sono l’inquadramento. A questi segue il racconto degli avvenimenti sociopolitici intercorsi corredati da una analisi puntuale delle forze che hanno animato la lotta contro il valore del padre e degli uomini in generale. Lettura intrigante ma agevole.

Qui la sinossi

Questo saggio ripercorre l’evoluzione delle relazioni intrafamigliari e sociali tra i sessi in Italia dagli anni Sessanta ai nostri giorni, con particolare riferimento alla progressiva erosione del prestigio e dell’autorità paterna. Muovendo dalla stagione della Contestazione, segue l’emergere del femminismo della seconda ondata, la liberazione dei costumi, l’emanazione delle leggi sul divorzio e l’aborto, la frantumazione della famiglia tradizionale, i nuovi ruoli e le nuove occupazioni femminili, la crescita numerica dei padri separati, il loro destino giuridico e relazionale, la loro costituzione in nuova categoria sociale. Alla narrazione fattuale si accompagna l’analisi sociopolitica delle forze e dei valori che ne hanno segnato il percorso storico, con i rimandi ideologici, le radici prospettiche, le finalità ideali e gli esiti reali di un mutamento, ancora in corso, che ha spiazzato e disarticolato la funzione paterna e il ruolo paritario del marito-padre in famiglia con le inevitabili implicazioni educative sulle nuove generazioni maschili. L’intera dinamica viene riguardata poi alla luce della deriva generale dei valori e delle forme sociali che l’Occidente ha creato e che sta diffondendo nel mondo globalizzato.
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Antonio Bertinelli, Sulle orme del Padre Attraversando il ’68 e gli anni del pensiero egemonico  AltroSenso Edizioni, Belluno, 2020, Eu 14.00, ISBN 978-88-91320-4-9


L’Era degli sprovveduti: i maschi

17/02/2020

…è solo un’ipotesi

C’è chi ha periodizzato la storia in 4 grandi Età.

Quella Mitologica durata decine di migliaia di anni, fino al sorgere delle grandi religioni che hanno formato il mondo antico con la loro età Teologica.

La terza sarebbe stata quella Ideologica, durata pochi secoli e chiusasi con la fine dell’idea di Rivoluzione. A questa seguirebbe l’età Psicologica, nella quale staremmo entrando in questi decenni.

Molti elementi inducono a dar credito a questa prospettiva e molti altri suggeriscono che essa sia, delle quattro, quella meno confacente alla polarità maschile, non sia un prodotto maschile e trovi gli uomini del tutto spiazzati.

Chi è proiettato da madre natura verso l’esterno, verso il cosmo, non può al tempo stesso essere orientato verso l’interno, attento alle dinamiche interiori. Sue e altrui, dei singoli e dei gruppi.

Questa quarta Età, se fosse, sarebbe allora di polarità femminile. Una stagione storica dalle forme e dalla durata imprevedibili, di fronte alla quale la massa maschile minaccia di essere del tutto sprovvista di strumenti di comprensione e di azione. Spiazzata e spaesata, disorientata e confusa.

Un altro mondo mai visto e, per gli uomini, impensabile. Sconcertante.

E’ un’ipotesi. Scartarla a priori potrebbe rivelarsi un errore. Qui siamo in bilico tra un abbaglio e uno sbaglio, giacché…

…può non essere, ma potrebbe essere davvero…


Male senza spazio-tempo

17/02/2020

La non località del Male

I fisici ormai concordano: il simpatico Albert aveva torto. Ci sono eventi che accadono come se lo spazio-tempo non esistesse. E’ l’entanglement, la correlazione tra particelle che opera in tempo zero a distanze infinite.

Idem per le pallottole usate nella guerra antimale. Da ogni luogo e da ogni tempo vengono pescate e immesse nel qui ed ora, come avvenute istantaneamente ora e qui.

Oggi – 17/2/2020 – due nuovi “pescaggi”.

India. Studentesse schedate, discriminate e umiliate a causa del ciclo. Barbarie che giunge qui da 7.000 km di distanza.

1955. Riemerge il  caso di Antonietta Longo assassinata, decapitata e con segni di un aborto recente, ovviamente clandestino e perciò rischioso, vista l’epoca.

Perché queste presentificazioni? Noi cosa c’entriamo?

C’entriamo: è la correlazione del Male. Tutto ciò che si può imputare ai maschi del presente è tutto il male di ogni luogo e di ogni tempo.

Sorge il sospetto che il male del qui-ed-ora non sia sufficiente, non offra armi bastanti. Perciò se ne importano da ogni punto spaziotemporale e sono pienamente efficienti. Sono correlate al presente.

Scopo?

Vedete un po’ voi.


Ancora anche

12/02/2020

Le regole delle Regole

…fatte a pezzi “ancheggiando”

A nord di questo nord, nelle alte terre dolomitiche, esistono da 800 anni le c.d. Regole. Proprietà collettive su boschi, prati, pascoli, fonti, cave. Denominate ex lege “Comunioni Familiari”, sono una tipologia di Usi Civici, diritti reali inalienabili delle comunità locali, trasmesse alle generazioni secondo la linea maschile a determinate condizioni, un poco diverse da luogo a luogo.

Un cespite della comunità al servizio della comunità.

I Regolieri sono da sempre maschi (*), perciò certo non vi stupirete nel sapere che contrro questa sacrosanta istituzione è in atto da alcuni decenni una guerra acrimoniosa da parte delle femministe nostrane, a colpi di “anche”.

Anche le femmine, finalmente, debbono avere il diritto di diventare regolieresse.

Non vi stupirete nemmeno nell’apprendere che contro l’offensiva femminista i Regolieri non hanno saputo far di meglio che balbettare. Del resto, quando qualcuna ti spara una raffica di “anche” tu cosa fai? Resisti un pochino farfugliando scemenze e poi cedi.

Il primo cedimento data pochi anni (**) e questo ovviamente diede la stura all’assalto immediato delle aspiranti regolieresse delle altre comunità. In questi giorni anche la Regola di S. Pietro di Cadore si è arresa. Cortina finge di resistere, ma ormai è alle corde.

Nessuno ha opposto a questa invasione la verità semplice e liquidatoria che i maschi Regolieri non erano e non sono là per un diritto ma per un dovere. Non ci sono diritti nelle Regole, solo doveri. Primo dei quali mantenere le radici in quella comunità. Trovarsi una moglie che accetti di restarci e poi vivere, convivere e condividere le sorti della comunità stessa.

Le Regole non sono state inventate e conservate per la gloria, la visibilità, il potere dei maschi sfruttatori e sciovinisti. I Regolieri non sono i padroni delle Regole, ne sono i servitori.

Tu pensi che le femministe vogliano entrarci per mettersi al servizio delle Regole e perciò della comunità? Che queste laureatine della classe agiata, dalle unghie perfette, follower di Clio Make-Up, siano “uscite dai fornelli” per assumere dei doveri? Che siano disposte a conservare le radici in quel luogo?

Entrano nelle Regole perché i Regolieri hanno metabolizzato il racconto femminista, secondo il quale da ottocento anni gli uomini al servizio della Regola sarebbero degli usurpatori; per farla breve, dei porci maschi sciovinisti.

Queste maramalde non vanno esplicitamente ad orinare sulle tombe degli avi, ci mancherebbe. Si limitano ad oltraggiarne la memoria, ad infangarne l’opera,  a liquidarli tutti come misogini prevaricatori negatori di intangibili diritti, che non furono diritti ma doveri, usurpatori di un potere che non fu potere ma servizio, avidi monopolisti di una visibilità che fu adempimento.

Ancheggiando superbe e rancorose, male-dicendo gli ascendenti e sputando sulla storia dei padri, inglobano trionfanti un’altra colonia nell’Impero dei Diritti. Senza rovinarsi le unghie.

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(*) In realtà a certe condizioni in alcune Regole le donne sono ammesse da sempre.
(**) Costalta di S. Stefano di Cadore – 2016 (s.e.& o.).

 


Anche

12/02/2020

Depistaggio radicale

Dove tu hai il dovere, anche lei ha il …diritto

Lo confesso apertamente: anch’io sono caduto nell’anche. Anch’io per alcuni lustri me la sono bevuta, come un pirla qualsiasi. Metà della colpa la assegno ai cattivi maestri che ho avuto. A cominciare dai grandi filosofi per finire con gli intellettuali moderni di tutte le risme, compresi i prof, i preti e i pennivendoli non solo di Sinistra (perciò femministi) ma anche di Destra (il che potrebbe stupire, giacché sarebbero antifemministi doc. Sarebbero…).

Ho creduto al coro: anche le donne hanno il diritto di…

Anch’io pensai che, avendo il diritto di avere un lavoro lo dovesse avere anche mia sorella. Cosa c’è di più ovvio? Se io avevo il diritto di fare il soldato, anche le femmine dovevano averlo (pur se in separata sede…). E via con l’anche...

Dopo anni di cretinismo, un vero colpo di genio… …io non feci la naja perché ne avevo il diritto ma perché era arrivata la cartolina precetto. L’ho fatta perché ne avevo il dovere. Gulp! Illuminazione.

Qualificavo come mio diritto quel che era invece un dovere, un obbligo, una necessità. Mettevo sullo stesso piano i miei obblighi con la sua facoltà, le mie costrizioni con la sua libertà. Bischero io, certo, ma in un mare di babbei.

Illuminato, mi accorsi che avevo fatto la naja obbligatoria, non pagato e con le corvée mentre le “subalterne” hanno rivendicato e ottenuto il diritto alla scelta, stipendiate e libere da pulizie e servizi. Peggio, mi sono accorto poi che già ai miei tempi c’erano volontari che venivano pagati e non facevano corvée. Gli ufficiali.

Capita l’antifona, è bastato roteare il faro a 360 gradi per contemplare un panorama indecente, provocatorio, oltraggioso.

Tu lavori perché devi, lei perché può. Se non hai reddito nessuna ti fila, se non ha reddito lei ce l’ha qualcuno per lei. Le femmine non hanno mai sposato disoccupati e invece tutte, anche senza reddito, hanno avuto ed hanno una vita altrettanto appagante e significativa (sesso compreso) come te. O altrettanto misera e insignificante, se vogliamo, ma pur sempre come la tua.

Per avere un tetto sulla testa, un piatto di minestra calda, dei figli ed una vita relazionale piena (o vuota come la tua) non hanno mai avuto bisogno di avere un reddito proprio. Le donne. Hanno il reddito del partner, da centomila anni.

Per te invece vale questa: homo sine pecunia imago castitatis, e, se capita, imago mortis.

Ci voleva un’illuminazione divina.  Prova che Dio, in assenza ormai di credenti, soccorre gli atei.


38 anni dopo

09/02/2020

Oltre l’inconcepibile e oltre ancora…

Sposato, si fa un’amante, si divertono e si salutano. Ne resta incinta ma non avvisa il padre né subito né dopo. Il figlio rivendica la paternità dopo 38 anni esigendo un “risarcimento”. Dal padre, non eventualmente dalla madre, che tacque per decenni.

Il padre, ignaro da sempre, dovrà pagare il “danno”: 70 mila Eu

Sentenza, dice l’avvocato, conforme alla giurisprudenza consolidata. Lo sappiamo.

Se lo segnalo a Giorgio, amico filofemminista grillino, mi risponde: “Non va bene certo, ma sono casi particolari. E poi bisogna considerare tutti quei padri che se ne fregano dei figli e delle condizioni in cui lasciano le povere madri…”

Se lo segnalo a Sebastiano, vecchia conoscenza, iscritto a Fratelli d’Italia, mi risponde: “E’ ovvio, magistratura comunista!”

Non lo segnalerò a nessuno dei due. Hanno già la soluzione in tasca, sanno già tutto.

 


Targati M

06/02/2020

Quelli che pagano sono targati M

In alto come in basso

Per Marx la storia è esclusivamente, o quasi, storia del conflitto di classe condotto da quelle dominanti contro le altre.  Gli altri conflitti non sarebbero che corollari del primo, sue derivazioni o addirittura mascherature depistanti. La dimensione orizzontale sarebbe quella fondamentale o unica.

L’errore è clamoroso ma inevitabile in quanto utile alla sua utopia. Ci sono stati e ci sono anche ben altri conflitti del tutto autonomi e separati, quelli che si riferiscono alla dimensione verticale (identitaria) che divide il mondo tra popoli e nazioni (culture, lingue, tradizioni), gruppi di interesse, religioni, razze.

Ma esiste anche la dimensione diagonale, quella dei sessi. Il femminismo ha fatto del conflitto tra i due quello fondamentale secondo lo schema marxista, ovviamente scambiando gli attori. I maschi dominanti e le femmine subalterne.

La nuova arma del nuovo conflitto 

Ora, se il nemico usa armi da fuoco, l’arco e le frecce non ti salvano. Devi evolverti, adottare le sue armi ed usarle. Viceversa combatti eroicamente ed eroicamente …soccombi.

L’arma è la lettura simmetrica della storia rispetto a quella femminista. Il suo rovesciamento. Storia dunque dello sfruttamento degli uomini da parte delle donne, storia di tutto ciò che gli UU hanno pagato e pagano in quanto tali a vantaggio delle DD. Al di là delle classi sociali (dimensione orizzontale) e delle partizioni identitarie (dimensione verticale). A prescindere da ogni altra divisione/segmentazione sociale.

Questa è l’ottica già adottata dal movimento maschile internazionale che esiste proprio da quando l’adottò.

Applicazione del criterio a due casi di cronaca.

In questi giorni due dirigenti del gruppo Thyssen sono stati incarcerati in Germania in quanto condannati in Italia per i sette morti del 2007. Tutti hanno plaudito alla sentenza tedesca. Uomini e donne. La lettura sessuata del fatto dice che 7 maschi sono morti e 2 maschi sono in galera. Il beneficio della ricchezza prodotta e quindi del reddito distribuito dalla Thyssen sono andati ai maschi coinvolti e perciò per il 50% alle femmine ad essi legate: operai o dirigenti che fossero. Tomba e prigione invece non sono state divise a metà. Qui ai maschi è andato il 100%.

Meglio: ogni partner (F) dei morti ha avuto un risarcimento di due mln, equivalenti a due vite di reddito di un dipendente normale (pensione compresa). I maschi rendono da vivi ed anche da morti.

Oggi è deragliato un treno. Morti i due macchinisti. I responsabili della linea sono già indagati. Operai e dirigenti. Si esige che paghino nel civile e nel penale. Sono tutti maschi e pagheranno. Le vedove saranno risarcite… per aver perso chi? … forse i loro carnefici? (“quelli-che-avevano-le-chiavi-di-casa”*).

Due esempi tra i miliardi che costellano la storia umana. Al di là delle classi e delle nazioni.

La lettura di classe (di Sx) e quella identitaria (di Dx) sono depistaggi rispetto all’offensiva antimaschile in atto.

Fuori dalla lotta di classe e fuori da quella identitaria. Fine dei depistaggi.

Una sola divisione: F vs M.

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“Quelli-che-hanno-le-chiavi-di-casa” cioè gli stupratori.
Sinonimo consolidato, opportunamente subdolo. Permette di dire negando di avere detto e imputandone la corretta lettura alla malignità (misoginia) di chi ne svela il senso reale.

Rula J. non mi riguarda. Ti riguarda?

05/02/2020

Maschi senza chiavi

Come previsto la Rula ha parlato per criminalizzare i maschi italiani. Non ha detto che siamo una banda di cabrones, questo è lasciato alla comprensione degli uditori. Si è solamente rivolta …agli uomini. Ecco il resoconto di un famoso portale (con qualche modifica sintattica).

“Il pugno nello stomaco ce lo sferra Rula Jebreal, lasciandoci inebetiti e silenti. Davanti a lei rimasta orfana dopo che la madre, stuprata, si bruciò viva non si può rimanere indifferenti. Un urlo di dolore, un atto d’accusa durissimo, pacato quanto contundente che ci chiama tutti in causa. E pensare che per settimane molti si sono opposti alla sua presenza al Festival e molti altri  invocavano un folle e assurdo contraddittorio, che sarebbe stato come ammettere uno stupratore sul palco.”

Ci chiama in causa tutti?!

No, chiama in causa voi, massa amorfa di vinti che affondate ammutoliti nella colpa e nella vergogna che l’odio femminista getta sugli innocenti usando il crimine di pochi per la maledizione di tutti.

“…chi la violentò aveva le chiavi di casa“.

Io non ho le chiavi di casa.

Tu le hai?