Barxismo

08/05/2020

…marxismo da bar

La spiegazione materialistica della storia passa per essere la più acuta, profonda e rivoluzionaria mai concepita. 

Opponendosi alle precedenti, inventate dalle comunità preagricole, poi dall’aristocrazia e infine dalla borghesia, si è pensata come l’ultima e definitiva interpretazione del mondo. La sola vera.

La si ritrova sui trattati dei più acuti pensatori moderni (morti e vivi), viene insegnata in Accademia, furoreggia nei talk show, è disseminata in tutti i media e figura pure sui Bollettini Parrocchiali.

Lectio magistralis, su di essa vertente, viene tenuta (24×24) dagli avventori di tutti i bar dell’Occidente. Il tempo di un caffè e ne esci edotto. 

Non vi è bettola di quartiere (o canale tutubo) nella quale non dia prova della sua capacità euristica: trova sempre la causa che tutto spiega, nel grande come nel piccolo.  Quella che il sistema vuole occultare e che tu, ingenuo, neanche sospettavi. L’interesse materiale, il dinero. Ah… ecco!

Il tintinnino dei dollari fa girare il mondo.

No, non mi oppongo a questa infatuazione, non contesto questa verità assodata e assoluta, nota ai sublimi come agli infimi, perché tutte le apparenze sono contro di me. Tutte.

Le apparenze.


Anglosfera senza fine

07/05/2020

Ora basta!

C’era la quarantena, ora il lockdown, la mascherina ora la face-mask, l’asporto ora il take-away, il telelavoro ora lo smart working,  ultimi arrivati di una valanga che non finisce mai. 

Già il fallimento era diventato default, il divario spread, il facile smart, la verifica  fact checking, le bufale fake news, il pettegolezzo gossip, una sede location, l’obiettivo mission, gli avversari competitors, un articolo paper…

Eravamo in linea adesso siamo on line (o almeno in stand-by), andavamo allo spaccio ora all’outlet, c’era l’autoscatto ora impazza il selfie. 

Il jobs act, la stepchild adoption, i rumours, la safety, le tasks (e il multitasking), lo stalking, il target, il costumer, i tools, l’automotive, il call center, il crowd founding, il dating, la deadline, i bikers, lo street food, il recruiting, le skills, le start-up, la spin-off, le wedding planners, l’anti age, il body shaming, le curvy, gli erotic centers, le sex workers…

Da tempo il riassunto è l’abstract, l’autorità è l’authority, i criteri sono policy.

Una pandemia.

Fino al grottesco: dove noi diciamo flop loro dicono fiasco, noi diciamo fantasy loro fantasia, noi star loro diva, noi slogan loro motto

Poi l’italianizzazione deforme:  di una tesi scientifica avevamo le prove, adesso abbiamo le evidenze; una teoria era coerente, adesso è consistente; i rischi si correvano adesso si prendono.

 

Mi sembra evidente che sia l’ora di prendere una saggia decisione che consiste in questo: finirla.


L’enigma del bene

05/05/2020

…da dove viene il bene?


Non solo i filosofi e i teologi, ma milioni di persone “comuni” – come si usa dire – da sempre si chiedono da dove venga il male e ne cercano l’origine. Fin qui non ne siamo venuti a capo.
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Alcune tradizioni religiose hanno concepito il mondo come un luogo di lotta tra il bene e il male, incarnati da divinità o entità trascendenti (es. Arimane vs Ormus, Osiride vs Seth). Altre hanno attribuito ad uno o più déi un carattere ambivalente (es. Shiva), altre, come il Cristianesimo, si dibattono da millenni nella contraddizione tra un Dio buono-amorevole e il male presente nel mondo.
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Occupandoci del male diamo per scontata l’esistenza del bene. Invece è questo l’enigma: da dove viene il bene? Com’è possibile che esista?
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Come mai nel mondo esistono anche lealtà, sincerità, fedeltà, cavalleria, dono, sacrificio, coerenza, rispetto, misericordia, pietà, riconoscenza, gratitudine? Da dove vengono?
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Sì, l’interrogativo va rovesciato. Che esista il Male è ovvio, resta da spiegare come mai dalle particelle del Big Bang sia potuto emergere qualcosa che, forse a ragion veduta, porta il titolo di Bene.