Uni Genova: non siete in tribuna

12/04/2021

Un nucleo di attivisti del Momas ha accolto l’invito della Call di Unigenova lanciata per suo mezzo dalla rivista AG About Gender, fatto di cui dà conto integralmente oggi il portale de La Fionda al quale rimando direttamente.
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Al riguardo sottolineo qui il tratto fondamentale delle obiezioni mosse al documento (di cui sono primo firmatario). In esse si fa notare che gli uomini di Androsfera non sono titolati a parlare di questa piccola galassia in quanto ne sono parte integrante, ciò sulla base del principio secondo cui chi è oggetto dell’analisi non può esserne anche l’analista,  l’osservato non può pretendere di osservare se stesso. Una tesi epistemologicamente sostenibile. Senonché presuppone che i nostri potenziali interlocutori, i redattori, i revisori delle riviste di Gender Studies, i componenti dei relativi dipartimenti etc. si collochino fuori dalle dinamiche sociali e precisamente da quelle relative al conflitto dei sessi.

Benché l’esistenza stessa di quegli studi, delle strutture che li perseguono, degli organi che li elaborano, delle agenzie che li diffondono abbiano la loro ragione d’essere (e la loro origine storica, fattuale) precisamente in esso conflitto promosso dal femminismo, ossia da un racconto che di parte è di necessità e che di tale parzialità fa il suo carattere essenziale.

La pretesa di imparzialità è dunque autocontraddittoria e sarebbe ridicola se non fosse tragica nelle sue conseguenze, perché la presunzione di oggettività del punto di vista femminil-femminista è parte integrante di quel racconto unilaterale che non ammette, perché non può, alcun contraddittorio. Ogni ortodossia non può ammettere …eresie perché si considera, si definisce, si pensa sempre e ovunque come oggettiva. Vera, indiscutibile.

Nossignori, voi non siete in tribuna e men che meno in campo col fischietto o alla Var. Voi siete schierati, come lo siamo noi.
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La tribuna è vuota e non ci sono arbitri.


Biot: “Vevgogna, vevgogna, vevgogna…!”

02/04/2021

Finché c’è pace c’è speranza…

Un militare che venda info più o meno riservate ad una potenza straniera sarebbe un traditore. In altri tempi andava alla forca e ancor oggi in altri luoghi (magari in Russia…) finisce dentro per sempre.

vevgogna.
Avrà tradito la Patria ma, guarda un po’, non l’ha fatto nel suo interesse. Si è venduto, ha commerciato segreti, ma lo ha fatto per altri. Moglie e figli. E quattro cani. Pare che in famiglia si siano chiesti: “Che ne sarà di noi?” Quel che sarà di lui invece è ovvio: festa grande dietro le sbarre. Con la vevgogna addosso.

Dicono che ne portasse a casa 3.000 al mese. Milioni se li sognano. Chi lo ha indotto dunque, spinto, costretto ad un tale passo? All’onta e alla rovina… chi?  Chi li ha voluti i 4 cani? Che siano stati gli “innocenti”…?

E’ facile essere innocenti quando non vi è motivo per rendersi colpevoli perché nella colpa incappa qualcun altro. Quello che deve provvedere in modo lecito e degno ovvero illecito e indegno al pane e al companatico di tutti. Alle necessità e poi anche ai capricci delle aspettative crescenti, del confronto e dell’invidia per quelli che hanno di più. E che bisogna emulare a qualsiasi costo,  purché – il costo – lo saldi il padre-padrone.

Come sempre, il malloppo diviso equamente (cioè il 75% a lei). Le manette per lui.

Questo è il fondamento della pace tra i sessi.

Non avete idea di cosa sarà la guerra.