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Secondo il femminismo lo stupro è il principale strumento di sottomissione della donna attraverso la paura, esercitata con la minaccia, e l’oltraggio, con l’esecuzione del crimine.
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Dogma connesso è quello secondo cui lo stupro non avrebbe nulla a che vedere con il sesso, come dimostrerebbe il “fatto” che le donne vengono violate indifferentemente a tutte le età. Dato fondato sul nulla però “confermato” da episodi di donne anziane violate, magari nelle RSA.
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Ma esistono anche i fatti veri, che talvolta sono coerenti con la nostra intuizione, secondo cui lo stupro è una rapina (in termini di psicologia criminale: una predazione sessuale) che colpisce nella stragrande maggioranza dei casi le donne giovani e assai meno o per nulla quelle di una certa età.
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Ecco i dati riportati dalla Gabanelli (che non è misogina né al servizio del patriarcato) nella sua rubrica Dataroom sul portale del Corriere il 12 maggio 2021.
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Denuncianti stupro per età: sotto i 13 anni = 9%, fascia 14-24 = 40%, fascia 25-34 = 20%, fascia 35-44 = 16%, fascia 45-54 = 11%, fascia over 55 anni = 4%.
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Denunciano stupri dunque donne sotto i 24 anni nel 49% dei casi, sotto i 34 nel 69% e sotto i 44 anni nell’85% dei casi. Le aggressioni dunque calano in modo quasi verticale all’aumentare dell’età delle denuncianti. Precisamente quel che accadrebbe se lo stupro fosse una predazione di carattere sessuale non un metodo di sottomissione istituzionalizzato, ideato e perpetrato da pochi a vantaggio di tutti i maschi del mondo.
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La menzogna femminista, ancora una volta, è smaccata, abnorme e ciononostante assunta come vera nel discorso pubblico e nei testi scolastici.
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Quali ne siano gli scopi non è più necessario chiarire.
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