Lettera inviata al Corriere delle Alpi (quotidiano di Trento & Belluno). Significativo è il fatto che sia stata pubblicata e ciò su un giornale del Gruppo Espresso-Repubblica. Forse il tabù non è più così granitico come un tempo. Forse.
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Corriere delle Alpi – 23/7/10
Disparità tra donna e uomo
La vicenda della paternità di C. Ronaldo ha dato adito a molti commenti negativi. La leggerezza e l’irresponsabilità, prima, e il modo con cui ha cercato poi di togliersi dagli impicci inducono a condividere la condanna del suo operato. Con quelle scelte ha cercato di limitare i vincoli derivanti da un incontro che intendeva (ma solo lui?) ludico e fuggevole, provando con ciò che, se avesse potuto, avrebbe rifiutato il riconoscimento del neonato. Diritto che non aveva: la paternità non può essere rifiutata.
Ma confrontando l’assenza di opzioni da parte sua con quelle praticabili dalla partner, risalta un’asimmetria che ci sfugge sempre.
Infatti la donna può rifiutare la maternità con l’aborto e in certi paesi, come da noi, anche con lo storico istituto del parto anonimo. Due strade con le quali la donna ha la possibilità di rimediare alle leggerezze (sue e/o del partner) e di eludere le conseguenze dei suoi gesti. Se invece vuole tenersi il figlio all’insaputa del padre, non ha bisogno né di chiedere né di pagare. Una possibilità di scelta a posteriori, una grande libertà che gli uomini non hanno.
Il cattivo giudizio su C. Ronaldo deriva appunto dalla nostra incapacità di confrontare la libertà dell’una con l’assenza di scelte dell’altro e così lo condanniamo per aver tentato di fare – in modo maldestro – quel che ogni donna ha il diritto di fare.
Vista da un altro pianeta, non sarebbe possibile trovare spiegazione ad una simile disimmetria sulla decisione più importante della vita, la sola irreversibile. Questo squilibrio di potere vige in tutto l’Occidente e a tutti noi sembra cosa naturale, inevitabile e persino giusta. Oggi però questa opinione non è più universale.
RDV